Nozioni base di doratura
La doratura risale a tempi antichissimi.
Fin dall'antico Egitto si realizzavano intere decorazioni su base dorata, lo stesso nel Medioevo in cui la pittura su tavola aveva spesso un fondo di foglia d'oro che permetteva agli artisti di ottenere piacevoli effetti cromatici dipingendovi sopra.
innanzitutto bisogna precisare che la doratura necessita di spazi ben definiti in quanto consta di diverse fasi (ammannitura, stesura del bolo, doratura a foglia, brunitura).
L'ammannitura
L'ammannitura o stesura del gesso è la prima fase da cui dipende un buon risultato finale.
Il gesso
Il gesso migliore per dorare è il "gesso di Bologna" .
Si prepara con colla di coniglio setacciandolo preventivamente per eliminare i grumi
Cristo dell'800 restaurato
La colla
Per la preparazione del gesso è necessaria la colla di coniglio. Questa colla che si trova in commercio in grani o in fogli e si prepara precedentemente lasciandola in acqua a macerare almeno per una notte.
Quando i grani sono gonfi e mollicci si riscalda la colla facendo attenzione che non bolla, meglio in un contenitore di terracotta in bagnomaria.
Preparazione
Si procedere ad aggiungere il gesso setacciato. Va aggiunto gradatamente spargendolo in senso orario nel contenitore senza mai mescolare altrimenti si incorpora aria, e una volta asciutto compariranno dei piccoli buchini sulla superficie.
La quantità di gesso varia a seconda si tratti delle prime mani da stendere o delle ultime.
Il gesso va tenuto sempre caldo ma non deve mai bollire e deve avere la giusta consistenza per essere steso con un pennello in uno strato omogeneo e non troppo spesso.
La prima mano di gesso deve essere preceduta da una stesura di colla molto liquida sporcata con del gesso, per fermare il "pelo" del legno.
Si stendono vari strati, da 6 ad 8 intervallati da una sgrossatura con carta abrasiva, che devono coprire perfettamente l'oggetto da dorare, sia esso una cornice semplice, un intaglio, ecc.
Se il gesso è troppo denso si vedranno molto i segni del pennello, se troppo liquido non farà il giusto spessore e può rimuovere lo strato sottostante.
Fra una stesura e l'altra il gesso deve avere ovviamente il tempo di asciugare. A seconda delle condizioni climatiche 24 ore.
Carteggiatura
Una volta asciutto il nostro oggetto avrà perso un po' di precisione sugli spigoli e sugli intagli.
Va quindi ritoccato con appositi ferri o raschietti per togliere delicatamente gli eccessi e le imperfezioni.
Dopodiché va carteggiato con carta abrasiva passando da una grana media (150) ad una fine (250), poi una finissima (800 -1000)
Come ultimo tocco per asportare la polvere e chiudere la porosità, passare velocemente un batuffolo di cotone umido.
Se il gesso è stato preparato bene non ci dovrebbero essere dei pori molto grossi. Se invece sono presenti questi piccoli crateri significa che il gesso è stato mescolato ed ha incorporato delle bollicine d'aria.
Questo può portare dei problemi nelle prossime fasi e al risultato finale.
La superficie deve essere perfettamente liscia.
La stesura del bolo
Il bolo armeno* è un'argilla che fino a 50 anni fa si trovava sotto forma di blocchi di vari colori: giallo ocra, rosso e nero.
Nella doratura si usa il giallo e il rosso, il nero si usa per argentare.
Il colore del bolo influenza il tono dell'oro dato che si presenta in fogli sottilissimi. Con un fondo rosso cupo l'oro si scalda, mentre con un fondo giallo rimane pallido, effetti di cui bisogna tenere conto sia nella doratura a nuovo che nel restauro di opere dorate.
Il bolo è indispensabile per l'applicazione della fogli d'oro a "guazzo", in quanto il suo potere adesivo assieme a quello della colla permette di far aderire la foglia e permette la lucidatura o brunitura con pietra d'agata.
Il bolo adesso si trova già pronto in barattoli, bisogna solo aggiungere la colla.
Si usa la colla di pesce, sciolta con acqua e tenuta sempre calda.
Si miscelano le due sostanze ottenendo un fluido da stendere con un pennello morbido.
Per prima si stende un preparato costituito da colla di pesce con poco bolo giallo, per isolare il gesso e chiudere i pori.
Su questa base una volta asciutta vanno stesi due o tre strati di bolo rosso preparato nello stesso modo.
Non devono esserci grumi nel bolo perché danneggerebbero la foglia d'oro, per questo se necessario va setacciato o filtrato.
LE TECNICHE
La foglia d'oro può essere applicata in due modi: a guazzo e a missione.
Doratura a missione
E' la tecnica più facile con cui si può applicare l'oro su qualsiasi superficie preventivamente verniciata o comunque non porosa, non è necessaria la stesura di bolo.
Consiste nello stendere un liquido con potere adesivo sull'oggetto e appoggiare la foglia d'oro.
Ci sono due tipi di missione: all'olio e all'acqua. Quella all'acqua permette un'applicazione più veloce perché non è necessario attendere che pochi minuti perché sviluppi il suo potere adesivo. Il risultato è meno brillante.
La missione all'olio necessita di un'attesa di 12 o 24 ore prima di essere adesiva, ma la brillantezza finale è maggiore. Venne molto usata a partire dal XVIII secolo.
La foglia d'oro va appoggiata e schiacciata delicatamente con un pennello di martora o un bombasino di vajo
L'oro a missione non può essere brunito per cui il risultato non è lucido.
Doratura a guazzo
Dopo aver steso il bolo si passa alla foglia d'oro. Preventivamente è opportuno procedere nelle zone dove si ritiene di avere maggiore lucentezza (le luci) con la lucidatura del bolo con la pietra d'agata.
La foglia d'oro si trova in commercio in blocchetti di 8x8 cm. separati da carta velina.
Per tagliare il foglio della dimensione adatta all'oggetto da dorare si poggia su un guanciale di pelle scamosciata e si taglia con l'apposito coltello.
L'oro vero non si prende con le dita ma con una pennellessa apposita( pelo di vajo) che va passata su un panno di lana (o un maglione...), o sulla fronte, per attirare la foglia.
Si trasporta fino al pezzo da dorare .
Allo stesso tempo si inumidisce una zona di bolo poco più grande del foglio che andrà appoggiato e si lascia che venga attratto sulla superficie.
L'oro imitazione (o falso) può essere preso anche delicatamente con le dita e la superficie va inumidita abbondantemente ( doratura ad acqua )
La foglia d'oro vero è fragilissima, basta un soffio improvviso per spezzarla.
In questa fase l'ambiente deve essere privo di polvere vagante, non ci devono essere correnti d'aria o spostamenti bruschi.
E' un lavoro di grande pazienza.
I fogli vanno appoggiati sovrapponendoli leggermente.
Sia che si tratti di oro vero o falso la doratura a guazzo consiste negli stessi passaggi.
Una volta asciutto il nostro oggetto è pronto per essere brunito.
La brunitura
La lucidatura dell'oro avviene con degli attrezzi particolari, costituiti da pietra d'agata di varie forme e dimensioni per adattarla agli oggetti dorati, montata su un impugnatura di legno.
Si passa l'agata sulla superficie mantenendo una direzione e non lasciando spazi vuoti, modulando la pressione fino ad ottenere un oro splendente.
L'oro falso si ossida facilmente per cui va verniciato, quello vero invece si mantiene brillante nel tempo.